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LA MOSTRA DI BARBARA BRUNETTINI CHE GUARDA ALLA LUNA E SCANDAGLIA L'ANIMO UMANO

Foto LA MOSTRA DI BARBARA BRUNETTINI CHE GUARDA ALLA LUNA E SCANDAGLIA L'ANIMO UMANO

INTERVISTE

La notte e l’animo umano sono i protagonisti della personale di Barbara Brunettini che inaugura venerdì sera presso gli spazi della Fuoco e Colore. Una mostra dal sapore magico, in cui è protagonista un ritrovato contatto con la natura e i suoi elementi. Abbiamo incontrato in anteprima l’artista e Le abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa della mostra e della sua arte…
Per prima cosa ti chiedo come è ritrovarsi per la prima volta dall’altra parte? Ovvero: di solito sei tu con Stefano (Sibona ndr) che organizzi le personali alla Fuoco e Colore ed ora sei la protagonista…
È molto bello perché sto dedicando a me stessa le cure che di solito dedico ai clienti. Posso prendermi del tempo, fare delle scelte e chiedere a mio marito Stefano di aiutarmi ad organizzare certi dettagli. È una bella sensazione perché era tanto tempo che volevo fare una mostra personale e finalmente sta accadendo.
Come ti sei avvicinata al mondo della pittura?
Ho sempre amato molto disegnare e colorare. Alle medie ho sempre tenuto diari personali, scritto poesie, disegnato e creato personaggi legati al mondo dell’illustrazione. Quando ho iniziato a frequentare le superiori nel mio istituto era obbligatorio scegliere un’attività extrascolastica che diventasse un hobby in ottica di una crescita individuale ed interiore. Tra le varie materie ho scelto la pittura su ceramica e porcellana. Mi ha avvicinato all’amore per il disegno perché è un’arte molto profumata, lenta, riflessiva e passare del tempo così è come trovare un amico, come leggere un bel libro, tempo da dedicare a sé stessi. La pittura su ceramica è legata principalmente alla decorazione, alla tradizione e quindi si sviluppa molto il senso estetico oltre che ad una tecnica rigorosa in quanto sono coinvolte delle reazioni chimiche legate ai colori e alla ceramica. Bisogna rispettare molto di più le regole rispetto all’uso di colori adatti per realizzare una tela. La pittura su ceramica mi ha permesso di sviluppare una passione che non è comune quando sei giovane. Era una disciplina talmente particolare che eravamo in pochi e quindi eravamo più seguiti e stimolati dall’insegnante, avendo riscontri ti sentivi caricato ed invogliato a fare meglio. È stata una tappa molto importante nella mia vita. Mi ricordo ancora l’insegnante, una persona molto dolce e delicata, riusciva a trasmettere pace a tutti noi facendo diventare la lezione un momento rilassante.
Come nascono i tuoi lavori?
Nascono da una lunga ricerca. Sono arrivata all’arte con un percorso inizialmente più legato alla decorazione, quindi vedevo maggiormente il lato estetico della pittura, unito alla bellezza e all’impatto. Questo per me è ancora un concetto molto importante perché un’opera d’arte deve essere bella e piacevole però deve nascere da una ricerca di un concetto, deve essere anche portatrice di un messaggio, un mezzo di comunicazione. Parto solitamente da un argomento, nel caso di questa personale la Luna e la notte: ricerco, leggo, studio, cerco punti di vista storici e letterari o poetici e su questi prendo appunti, costruisco idee, un’interpretazione personale. Mi lascio poi ispirare dagli spunti legati al tema scelto che possono essere completamente separati tra loro o, come in questo caso, collegati e da un'unica ricerca nascono opere differenti.
Descrivici un po’ il tuo mondo…
Al momento il mio mondo è molto caotico (ride ndr). La notte mi piace molto, ho scelto questo argomento perché amo il silenzio della notte. Ho una vita molto rumorosa: lavoro nelle scuole, a contatto con i bambini e con il pubblico, sono abituata ad ascoltare molto e poi a consigliare ed aiutare. Il silenzio della notte è per me un momento di riposo anche se non si dorme. La maggior parte delle mie opere nasce proprio di notte: leggo molto, dipingo, disegno, un momento per me e per il mio cagnolino che rimane sempre vicino. Non sono propriamente da sola perché la stessa cosa succede anche a mio marito Stefano ma noi ci prendiamo i nostri spazi ed ognuno gestisce le sue idee e le sue opere autonomamente.
Dipingete nella stessa stanza?
No. Abbiamo idee diverse e soluzioni altrettanto diverse con progetti separati. Difficilmente riusciamo a condividere gli stessi spazi e strumenti ma ci incrociamo e ci confrontiamo spesso sui lavori uno dell’altro da un punto di vista critico. È a volte un po’ strano perché vivendo sempre insieme e lavorando per tantissimi anni insieme, adesso un po’ meno in quanto io sono rientrata nel mondo della scuola mentre Stefano è rimasto nel mondo del commercio, non ci siamo fusi completamente ma abbiamo i nostri punti di vista, avere opinioni diverse fa parte della nostra vita. Il confronto tra di noi è sempre positivo perché è costruttivo, a volte permette di trovare la giusta mediazione o di notare qualcosa a cui non avevi fatto caso o dato importanza. Dà facoltà di vedere più punti di vista ed essere equilibrati, oltre che ad essere meno monotematici.
Come si è trasformata nel tempo la tua arte?
È cambiata molto perché la pratica aiuta. Partendo da un tipo di decorazione con materiali in cui bisogna essere molto rigorosi, come ad esempio la costruzione del colore rispettando determinate proporzioni tra gli ingredienti, ho imparato a rispettare molto i materiali e a sperimentare con tecniche sia moderne che classiche. La mia arte si è trasformata parecchio. Durante i primi anni di Accademia di Belle Arti una delle mie professoresse era una restauratrice. Ci ha insegnato l’uso corretto degli strumenti e dei materiali, secondo la tradizione. È stato interessante perché ci ha fatto provare delle tecniche che si usavano secoli fa e che poi non sono state più utilizzate. Il confronto con le tecniche moderne permette di avere qualche idea innovativa. Mi piace molto mescolare i materiali e per farlo bisogna rispettare le loro proprietà meccaniche. La mia arte è diventata più fusion.
Ci sono dei formati o delle tecniche che prediligi?
Mi piacciono molto le forme geometriche semplici (il cerchio, il quadrato, il rettangolo), mi piace sovrapporle e accavallare anche gli strati di colore. Questo lato uscirà moltissimo dalla mia personale. La mia mostra inoltre è legata ad una ricerca di tipo ritualistico, si basa sulla ricerca legata ai rituali notturni. Questo tema si riflette molto nell’arte: se ci pensiamo creare un’opera è un vero e proprio rituale. La stratificazione di disegni, colore, tecniche e soluzioni mi è molto congeniale.
Se dovessi scegliere un colore dalla tua tavolozza quale sarebbe?
In realtà ogni progetto avrebbe il suo colore chiave, questo nello specifico ha il blu e l’argento, legati al buio, al mistero e alla luce assoluta. Invece nella mia vita ti direi il turchese e il rosa.
La tua è una pittura “lenta” o “veloce”?
Direi veloce… Sono molto efficiente nel momento in cui inizio a dipingere perché essendoci molta progettualità alle spalle, quando inizio materialmente l’opera ho le idee molto chiare e so esattamente cosa fare, come partire e dove arrivare. Utilizzando delle tecniche miste è necessario pianificare molto bene i passaggi. Veloce sì ma rispettando i tempi di asciugatura e di costruzione dell’opera in sé. Quando utilizzo la tecnica ad olio sono invece un pochino più lenta perché è un tipo di pittura che necessita di tempo perché il colore si posi sulla tela e per dare forma alle cose da rappresentare. Se dai una pennellata rapida il risultato cambia drasticamente.
Cosa significa per te fare pittura oggi?
Significa creare e comunicare. Creare non qualcosa di nuovo, ma che abbia qualche dettaglio nuovo. Creare qualcosa di veramente nuovo oggi è molto difficile, è stato detto e fatto tanto nei secoli. Il dettaglio personale lo si può mettere invece in ogni cosa. Inoltre l’opera d’arte deve essere legata ad un messaggio, la nostra società lo richiede. Esige non solo bellezza ma anche contenuto, l’arte deve essere testimonianza del momento in cui si sta vivendo e ogni artista deve essere messaggero del suo tempo. La contemporaneità è un fattore necessario insieme alla comunicazione: dare qualcosa di sé ed essere veicolo di un concetto.
Quali sono i maestri e gli artisti cui guardi?
Potrei dire un miliardo di nomi. Sono una fan accanita di tutti quegli artisti che sono stati dei punti di svolta importanti, come Caravaggio o Gustav Klimt che ha saputo realizzare forme così morbide ma allo stesso tempo stilizzate in maniera molto efficace e su due livelli invece che su tre. Cito anche gli innovatori legati alla scuola inglese degli anni Ottanta che hanno saputo portare un shock artistico nella nostra società. Ho anche una passione sfrenata per Keith Haring che è stato semplice nel tratto ma visionario. Aveva questo desiderio di portare l’arte ovunque, come bene per tutti e non rinchiusa nei soliti musei. Ha lavorato negli Stati Uniti in un’epoca in cui l’arte era davvero solo per l’élite, e non del popolo. È riuscito a portare l’arte fuori da un circuito chiuso e a donarla a tutti, dipingendo spesso gratis per strada ed in metropolitana. Noi in Italia abbiamo una sua opera a Pisa che è stata fatta interamente a titolo gratuito, l’ultima sua grande opera con un importante simbolo di unità. Anche i discorsi semplici possono toccare nel profondo le persone: questo è un bel messaggio.
Parliamo della mostra che inaugurerà il 17 marzo… Presenterai molti inediti…
È un po’ di tempo che non espongo. Io e Stefano abbiamo sempre organizzato annualmente un concorso a tema che coinvolgeva una sessantina di artisti della zona e non ed in queste occasioni anche noi esponevamo delle nostre opere. Negli ultimi anni non è più successo sia per il Covid sia per gli impegni personali. La maggior parte delle opere che esporrò sono inedite anche perché sono legate ad una serie di progetti che ho realizzato per l’Accademia e che mi hanno portato via molto tempo per la ricerca. Lo studio di base per queste opere è stato molto, anche se la realizzazione in sé è stata piuttosto rapida come spiegavo prima. La mostra non è solamente da guardare ma anche da leggere in quanto le spiegazioni che sono legate ad ogni opera forniscono i dettagli e le motivazioni di molte mie scelte. Inoltre è volutamente senza un titolo particolare ma se dovessimo cercarne uno tratterebbe sicuramente dell’anima e della notte.
Durante la mostra ci sarà anche la testimonianza di una performance artistica… Di che si tratta?
Ho effettuato una lunga ricerca sul neopaganesimo e sui rituali notturni. Ho notato che in moltissime culture la rappresentazione della divinità è legata al maschile e al femminile e la più bella rappresentazione del mondo femminile è la Luna. Ho deciso che la mia ricerca doveva essere rivolta all’astro che vediamo nel cielo e che ha ispirato sempre i popoli. Il mio rituale è dedicato alla Luna piena, che è nel massimo della sua forza, e ho chiesto alla testimone della divinità presente in natura di donarmi la capacità di amare in modo incondizionato, di non portare rancore per i torti subiti e la forza di poter proteggere le persone che amo e che entrano nella mia vita. Studiando ho scoperto che la maggior parte dei rituali dedicati alla Luna erano molto personali e privati e non era necessario che ci fosse davvero la Luna piena ma bastava una rappresentazione della Luna. Da qui è partita la mia ricerca, creandomi la mia raffigurazione, una configurazione magica, una zona protetta sui cui presenziare al rituale e un accentratore di potere, una bacchetta magica che rispetta le regole tradizionali legate alla magia e all’energia tra i mondi. Durante l’inaugurazione tutti quelli che interverranno potranno salire sulla zona protetta ove nessuna onda negativa può entrare ed esprimere alla Luna il loro desiderio. Il rituale è stato realizzato la notte del 5 febbraio, una notte di Luna piena, la cosiddetta Luna di neve. Eravamo presenti solo io ed il fotografo, Antonio Muraca di Asti, che ha realizzato circa duecentocinquanta scatti mentre eseguivo il rituale in privato. Del rituale esiste la testimonianza fotografica con una descrizione scritta che è a disposizione di tutti quelli che vengono a vedere la mostra. Per ogni opera ho realizzato una relazione del progetto: il bello della ricerca è che ogni scelta e ogni dettaglio dell’opera sono motivati, non è mai superficiale e legata solo all’estetica. La cosa bella che ho riscontrato nel mio tipo di pittura e negli anni è che non è necessario essere vicini al realismo per ottenere un risultato emozionante: l’arte deve andare al di là della realtà, mostrare le cose in maniera differente.
La performance è stata di recente al centro di un altro importante evento…
È stata protagonista della mia discussione di tesi di laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti pochissimo tempo fa e in quella giornata ho portato gli strumenti legati al rituale con la ricerca correlata. È stato entusiasmante perché, anche se non ho realizzato il rituale in diretta davanti ai professori, mi sono presentata vestita come nel rituale con la configurazione magica recante i simboli di protezione e la mia bacchetta raccontando il mio percorso ai presenti. È stato un po’ diverso dal solito anche perché mi sono presentata scalza (non è una cosa che succede così di frequente) ed il mio relatore mi ha accompagnata ed assistita, presentandomi in una maniera interessante. È stato emozionante perché ho visto che ero davvero ascoltata, è una cosa che non tutti possono dire. Ero molto meno elegante della media nazionale ma ho motivato e rispettato le mie scelte legate al rituale: un abbigliamento scuro, naturale, comodo e che non desse costrizioni. Per concludere voglio ringraziare in anticipo tutti coloro che verranno a vedere le mie opere. Per me sarà molto importante sentire i loro commenti e quello che avranno da dirmi sia di positivo ma anche di negativo, il confronto con il pubblico è necessario per crescere. Vorrei dire a tutte le persone che creano e dipingono e che hanno difficoltà a mettersi in gioco: provateci. Attraverso i commenti delle persone si vedono le cose sotto un altro punto di vista e magari possono nascere spunti di riflessione. Consiglio a tutti gli artisti di confrontarsi con il pubblico. Fuoco e Colore Contemporary Art Gallery è a disposizione per questo. Ma anche se questo non avvenisse presso i nostri spazi… deve comunque avvenire in un luogo giusto, nel giusto contesto ed ambiente. Tutto deve aiutare a portare avanti il proprio messaggio.
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Barbara Brunettini Vi aspetta alla sua personale che sarà aperta fino al 2 aprile presso gli spazi della Fuoco e Colore Contemporary Art Gallery in Corso Libertà 49 a Canelli. Il vernissage si terrà eccezionalmente di sera, dalle 21, venerdì 17 marzo. La mostra rispetterà i seguenti orari:
- Sabato 18 marzo dalle 17.30 alle 19.30
- Domenica 19 dalle 10.30 alle 12.30
- Venerdì 24 e sabato 25 dalle 17.30 alle 19.30
- Domenica 26 dalle 10.30 alle 12.30
- Venerdì 31 e sabato 1 aprile dalle 17.30 alle 19.30
- Domenica 2 dalle 10.30 alle 12.30

14/03/2023

Paola Doria

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