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Le Ebbrezze Pittoriche di GIORGIO GIUNTA in mostra a Canelli

Foto Le Ebbrezze Pittoriche di GIORGIO GIUNTA in mostra a Canelli

INTERVISTE

“Ebbrezze pittoriche”. Si chiama così la personale di Giorgio Giunta, artista e vignettista milanese, che inaugura domenica prossima, 21 novembre, presso gli spazi della “Fuoco e Colore Art Gallery” di Canelli. Giorgio Giunta si è classificato primo come disegnatore al campionato internazionale della bugia di quest’anno ma la sua arte è come lui: sincera, schietta e piena di colori. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente in un grigio pomeriggio autunnale e…
D: Parlaci un po’ di Te e di come Ti sei avvicinato al mondo della vignetta e della illustrazione…
R: Sono nato nel 1964 a Milano e sono sempre stato appassionato di disegno in particolar modo di fumetti. Le vicissitudini della vita mi hanno portato a diplomarmi in informatica invece che alla scuola d’arte, ma una volta terminati gli studi e trovato lavoro ho visto che questa passione era sempre molto forte quindi mi sono iscritto alla scuola serale di fumetto a Milano che è quella che sforna moltissimi autori della Bonelli. Ho fatto tre anni lì, con professori del calibro di Angelo Stano che è il famoso copertinista di “Dylan Dog”. L’esame finale l’ho sostenuto con Ferdinando Tacconi disegnatore, purtroppo scomparso, de “Gli Aristocratici” sul Corriere dei Ragazzi negli anni Settanta e Ottanta. Parallelamente a questo sono sempre stato appassionato d’arte e oltre a fare vignette e fumetti mi sono dedicato alla pittura che mi permetteva di disegnare un pochino più in grande e di sperimentare con i colori perché solitamente i fumetti sono in bianco e nero. Verso la fine degli anni Duemila, con un mio collega che lavorava per riviste di enigmistica, sono stato introdotto in questo ambiente in cui c’è ancora una forte richiesta di vignettisti per le barzellette e per i giochi e da allora collaboro con quasi tutte le riviste italiane del settore. A Canelli poi mesi fa, ho conosciuto, durante un concorso dedicato alla vignetta sul vino, Barbara e Stefano di “Fuoco e Colore Contemporary Art Gallery” ed è nata così l’idea per questa personale.
D: Lavori anche a Mediaset…
R: Sono grafico web e ho sempre a che fare un po’ con il disegno anche in ambito lavorativo. Il grafico in realtà non disegna elementi grafici ma ogni tanto serve loro un disegno particolare o una caricatura ed allora chiedono a me (sorride).
D: Quanto tempo Ti occorre per realizzare una vignetta? Il tema come lo scegli? Da cosa prendi ispirazione? 
R: Il momento più difficoltoso per una vignetta è trovare l’idea giusta che faccia ridere e che funzioni. Per l’ispirazione uso una tecnica tutta mia: scelgo prima un argomento, che magari è qualcosa che mi capita durante la giornata e poi ragiono su quella tematica cercando di trovare una situazione comica ed assurda. Molto spesso sfrutto le fiabe o gli animali che sono sempre un buon modo per trovare battute efficaci. Solo dopo questo si passa al disegno: che deve essere uno solo, elemento che aggiunge un pochino di difficoltà in più. Alcune situazioni comiche si sviluppano nel tempo invece la vignetta, soprattutto nelle riviste di enigmistica, impone che sia diretta e che non ci siano dialoghi, in quanto non sono previsti i balloon come nei fumetti. Si preferisce avere una singola frase detta da un solo personaggio o meglio ancora le classiche vignette senza parole. Una volta trovata l’idea e la battuta mi metto alla tavoletta grafica per disegnare (una volta era su carta con matita e china) con un primo livello di bozza che viene successivamente passato in modo definitivo. Dall’idea alla realizzazione finale per una vignetta semplice impiego una mezz’ora mentre per quelle più complesse anche una o due ore. Disegnare ad esempio un ristorante pieno di persone, o con sfondi in prospettiva è più complicato che disegnare un gallo con una tromba in mano.
D: Da vignettista… secondo Te qual è il potere della vignetta? 
R: La vignetta classica delle riviste di enigmistica deve far sorridere poi invece c’è quella satirica che oltre a far sorridere deve anche far pensare.
D: Ridere per Te è…
R: Creare buonumore da una situazione di vita vissuta vista sotto un’ottica assurda e riuscire ad alleggerire con una risata chi guarda e legge. Di solito si gioca molto sull’assurdità della situazione, ci sono tante cose che fanno ridere perché nella vita quotidiana non accadono o perché si esaspera il vissuto odierno. Poi tutto dipende dalla vignetta: quella satirica prende proprio spunto dall’attualità e dalla politica e spesso non ci sono comici migliori che i politici, ti portano la battuta pronta su un piatto d’argento.
D: Qual è la proposta di lavoro - artistica più particolare che ti hanno fatto?
R: Richieste strane o particolari non ne ho mai ricevute, ma nel mondo della vignetta, nell’editoria per l’enigmistica ci sono delle limitazioni: non si può far ridere con argomenti legati alla sessualità, alla discriminazione di genere e bisogna stare attenti alle dinamiche del politically correct. Per i vignettisti degli anni Settanta e Ottanta la vita era molto più semplice, si potevano fare battute con doppi sensi sessuali mentre oggi assolutamente sono out: non si può ridere delle minoranze etniche o su luoghi comuni legati alle donne… Certi argomenti non sono più trattabili però questa è anche un’occasione per rinnovarsi, per cercare di uscire dai soliti canoni e tematiche cercando nuovi spunti ed idee o situazioni diverse dal solito, anche perché molte di quelle sopra citate sono state sfruttate fino all’osso.
D: Hai partecipato ad un concorso di illustrazioni e vignette a carattere scientifico…
R: Ho partecipato a tantissimi concorsi, forse centinaia con i temi più disparati… In questo a carattere scientifico, avevo disegnato la scala ritorta del DNA con due persone uguali uno che la sale ed uno che la scende: sono gemelli perché hanno lo stesso patrimonio genetico. Le vignette per i concorsi sono parecchio più elaborate perché sono a colori, mentre quelle che vengono pubblicate solitamente sono in bianco e nero. Una vignetta a colori per un concorso può richiedere anche una giornata intera di lavoro se si ha l’idea giusta.
D: Recentemente hai ottenuto un brillante risultato al campionato della bugia…
R: Sono orgoglioso quest’anno di aver vinto il Bugiardino d’oro al Campionato Internazionale della Bugia, una manifestazione che si tiene ogni anno a Le Piastre in provincia di Pistoia. Ad ogni edizione c’è un tema, sempre legato alla bugia, e quest’anno era il viaggio, la bugia nel viaggio. Ho disegnato un vecchio borgo con due signori anziani sul balcone di casa. Il balcone è fatto come la prua del Titanic e i due protagonisti sono posizionati come Jack e Rose del film. Fanno finta di essere sul Titanic ma di fatto sono a casa loro sul balcone e c’è la vicina sotto che li guarda perplessa…
D: La storia, come la politica e l’attualità, è spesso fonte di ispirazione per narrare eventi del passato mettendoci un po’ di ironia…  
R: E’ appena uscito “Storia d’Italia e dintorni in 100 e più vignette con l’aggiunta di qualche rima” (Festina Lente Edizioni ndr), un libro che ho realizzato con altri due autori, Francesca Targa e Marco Fusi, che è dedicato alla storia d’Italia a vignette. Si parte dagli Etruschi e si arriva ai giorni nostri, abbiamo cercato di spaziare in tutte le principali vicende storiche italiane, quelle più conosciute e studiate a scuola. Abbiamo diviso queste vignette per periodi: Antica Roma, Medioevo, Rinascimento, Risorgimento e attualità. Ci siamo concentrati su 120 momenti clou per il nostro Paese e abbiamo dedicato loro una vignetta satirica. Io ho realizzato i disegni, Francesca Targa le presentazioni in rima dei periodi storici mentre Marco Fusi si è occupato dei testi. Questo è il nostro omaggio a Giovanni Mosca che per primo si cimentò a disegnare per vignette la storia dello Stivale.
D: Ci sono tanti ragazzi che hanno desiderio di diventare vignettisti… che consiglio daresti a loro?
R: Di giovani vignettisti ce ne sono in giro davvero pochi e bisognerebbe incentivare i ragazzi a dare più attenzione alla vignetta. Ci sono molti ragazzi che desiderano studiare alla scuola di fumetto. Oggi sono diffusi tra i giovanissimi i manga che sono tra i pochi fumetti che trattano argomenti e parlano un linguaggio a cui i giovani sono vicini. Il fumetto italiano è in crisi perché secondo me è un pochino più intellettuale e lo legge un pubblico più maturo ma il ragazzo che vuole l’avventura senza troppo impegno si annoia. Il manga ha solitamente trame avvincenti, ma è molto legato alla sottocultura giapponese, molto diversa dalla nostra ed il disegno del manga è un po’ standardizzato. Di conseguenza anche i ragazzi finiscono per entrare in questa rete “standardizzata” ed è un peccato perché così non esce fuori la personalità del disegnatore. Quando faccio incontri o corsi cerco di portare i ragazzi verso un’altra dimensione e suggerisco loro delle letture che non siano manga ma le avventure supereroistiche che leggevo io negli anni Settanta per loro sono “vecchie” (a volte sono vecchie anche per me a rileggerle) e oggi il mercato offre poche cose che si discostano da quel genere. Il linguaggio negli ultimi anni è mutato molto, è diventato più immediato. I fumettisti di oggi dovrebbero capire che c’è stato un cambiamento di mezzo e di linguaggio e che sono in concorrenza con internet, coi telefonini, con le serie tv, con i social. I ragazzi di oggi sono abituati a video di un minuto e proporre “mattoni” da cento o duecento pagine oggi non funziona più. Ci vuole qualcosa di più veloce da fruire ed accattivante. Infatti l’unico che funziona oggi tra i ragazzi più giovani è Sio che ha un disegno semplice e disegna strip da quattro vignette; funziona perché è veloce da leggere, perché ha capito come sono cambiati i tempi. Poi c’è anche Zero Calcare che però riscuote successo con un pubblico più adulto…
D: Parlaci della mostra che farai alla “Fuoco e Colore Contemporary Art Gallery”… c’è un fil rouge che lega le varie opere oppure sono lavori indipendenti? 
R: Alla mostra presenterò esclusivamente quadri dato che le mie vignette sono in formato digitale. I dipinti sono comunque “figli” delle mie vignette, richiamano molto a quel mondo. Se devo citare un artista che mi ha ispirato, quello è sicuramente Roy Lichtenstein. Le opere che presenterò in mostra coprono un arco temporale importante, dalla fine del secolo scorso ad oggi. I miei lavori nel corso degli anni sono cambiati, si sono evoluti perché frutto di un percorso. Il filo conduttore sono i fumetti: non ci sarà mai un classico paesaggio, ma sono situazioni particolari o con colori molto forti e accesi tipici del fumetto. Per quanto riguarda le tematiche mi piace spaziare. Frequentando gallerie d’arte o mostre negli anni ho notato che spesso gli artisti quando trovano un argomento a loro congeniale lo fanno diventare il loro cavallo di battaglia e basano quasi tutta la loro produzione su quello. Io sono molto curioso, amo fare cose diverse e quindi non faccio mai più di tre quadri con lo stesso soggetto. Mi piace provare nuove tematiche, nuove tecniche, colori, stili… Non c’è un riferimento preciso che si ripete.
D: Ci sono dei colori che ami più utilizzare? E perché?
R: Prediligo il rosso … forse esce un po’ il mio cuore milanista (ride). Il rosso è un colore che colpisce molto l’attenzione. Amo molto anche l’arancione ma lo uso poco nei miei lavori. Il rosso è predominante comunque. La scelta di un colore credo sia una cosa istintiva e senza pensarci troppo vado sempre a cercare il rosso. Di solito ragiono più sul soggetto e solo dopo scelgo i colori invece so di artisti che partono dalla tavolozza per arrivare al tema dell’opera, facendo il percorso inverso rispetto al mio.
D: C’è un momento della giornata che Tu preferisci dedicare alla pittura?
R: Quando ho in mente un’idea per un quadro prendo tela e colori e mi ci butto anima e corpo fino a quando non l’ho finito e non faccio altro. Ho una tecnica immersiva, ci posso dedicare giorni o settimane. Poi una volta terminato, posso stare un po’ di tempo senza dipingere, fino a che non mi viene un’altra idea. Quando mi dedico ad un lavoro c’è solo lui. Solo un’opera fa eccezione. E’ un quadro dedicato al 2000 che ho iniziato nel 1998 che ho voluto a tutti i costi finire il 31 dicembre 1999 ma è stato difficile lasciarlo decantare così tanto.
Giorgio Giunta Vi aspetta al vernissage della sua personale “Ebbrezze pittoriche” che si terrà il 21 novembre dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18.30 a Canelli presso la “Fuoco e Colore Contemporary Art Gallery” di Corso Libertà 49. La mostra sarà visitabile fino all’8 dicembre con i seguenti orari: venerdì e sabato dalle 17 alle 19 e domenica dalle 10 alle 12.

18/11/2021

Paola Doria

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