E USCIMMO A RIVEDER LE STELLE LASCIANDO I GERMANI NELLA SECONDA CORNICE
OPINIONI
Nella roccia livida e fredda vi è scavata una scala, i gradini sono irregolari ma si riesce a salire agevolmente. L’ambiente è angusto e risuonano voci lontane che declamano qualcosa in latino. Una di queste sussurra: “Non hanno più vino”, un brindisi di sicuro sarà da escludere. Con estrema prudenza camminiamo mettendo un passo dopo l’altro, stando bene attenti a dove mettiamo i piedi. E poi un’altra voce: “amate da cui male aveste”, ed ancora si mescolano quelle tenui e doloranti di due fratelli d’antico odio legati e di una donna dall’accento greco che fu mutata in masso dal Dio Mercurio dal piè veloce per le scellerate azioni verso la sorella. Oltre a questi figuri ne scorgo altri, dall’aspetto barbarico. Indossano un mantello di panno così ruvido, scuro e pungente come la roccia che li ospita, così fastidioso da non lasciare loro tregua, come fosse un cilicio. Stanno seduti a terra, ammassati l’un con l’altro, appoggiandosi alla parete rocciosa dalle scomode increspature. Mi avvicino a loro, incuriosito, e vedo i loro occhi: sanguinanti ed imbastiti in modo grossolano con del fil di ferro. Non possono vedere dove siamo e a chi sono vicini perché appena cercano di vedere la cucitura fa resistenza, cadono gocce di sangue insieme ad urla strazianti. Guidato dalla mia voce un uomo apre le braccia tastando l’aria… chiede attenzione. “E tu che vuoi? Parla, sii breve e arguto e chiamati per nome” gli comando. Lui risponde: “Son della terra dei Germani, di una città franca e forte. Il mio peccato fu di vergare di mio pugno uno scritto in cui dicevo che il Sommo Poeta Italico era un ambizioso arrampicatore sociale, vanitoso, megalomane e la sua opera, lodata in tutto il mondo, non era solo che una misera copia di infimo ordine di un antico testo arabo”. A queste parole io rispondo: “Superbia ed invidia sono due faville che v’hanno acceso i cuori. Possiate lavare ogni macchia dalla vostra coscienza, attraverso questo pianto di dolore e, tramite ciò, se penitenti sinceri, con l’aiuto di carità ed umiltà, essere spirti sicuri di vedere la Luce Divina”. Un angelo splendente mi indica la via e così li lascio alle miserie, non ragionando più di loro e passo.
26/03/2021
Paola Doria
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