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L’insostenibile gravità dell’essere in casa

Foto L’insostenibile gravità dell’essere in casa

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Un nuovo inquilino è arrivato come ogni primavera nel mio palazzo: un piccolo merletto che saltella qua e la con il suo becchetto giallo alla ricerca di qualche briciola regalando ogni mattina e ogni sera un concerto degno della Scala di Milano. Trovo rilassante ascoltare questo merletto che canta felice ogni giorno, accontentandosi del sole, delle fronde degli alberi e delle bricioline che la Provvidenza mette sul suo cammino. Il merletto vive alla giornata, non si preoccupa del tempo che farà domani, di dove troverà riparo, di cosa e quanto mangerà. Lui esiste e ringrazia per il giorno in più che gli è stato concesso. In questo periodo di quarantena e anche di quaresima tutti noi sogniamo di ritornare presto alle nostre vite creandoci idilliaci film nella nostra immaginazione su come sarà riabbracciare dopo così tanto tempo le persone a noi lontane ma vicine. Questo periodo è pesante per tutti e questo stop forzato ci mette davanti ad una delle cose di cui abbiamo più paura, forse, dopo la Morte: noi stessi. Uno specchio delle nostre insicurezze e dei nostri difetti che si amplifica nel quotidiano e nella (a)normalità della nostra casa. Ci lamentavamo spesso di non avere tempo: non avere tempo di telefonare a degli amici, di leggere un libro, di guardare con calma un film, di andare in palestra, di appassionarci a qualcosa di nuovo. Correvamo dietro alle cose quotidiane e ci trinceravamo dietro queste scuse del “non ho tempo” perché presi dallo svolgere altre cose: ma queste cose erano davvero così importanti? Mi ritorna in mente la storia di quel professore che davanti agli studenti riempie un barattolo di vetro con sassi, piselli, sabbia e birra. I sassi sono le cose fondamentali della nostra esistenza: la salute, la famiglia, le persone care; i piselli sono altre cose importanti come il lavoro, la casa, i nostri hobby mentre la sabbia tutte le piccole cose che ruotano attorno a questa nostra vita. Se mettessimo, dice il professore, prima la sabbia non ci sarebbe posto per i sassi e i piselli… In questo periodo forse lo stop ci impone di riflettere cosa è davvero importante nelle nostre vite ed il grosso Babau nascosto sotto il nostro letto è la materializzazione delle scuse che abbiamo inventato per rimandare le cose che ci tenevamo davvero a fare. Questo periodo è davvero pesante non solo per la situazione che c’è la, fuori dalla nostra porta, ma anche per quella che c’è all’interno: un po’ ingombrante, la nostra (non)vita di ora ci va stretta perché con questo tempo extra non possiamo più raccontarci scuse per le nostre non-azioni e dobbiamo fare i conti con noi stessi, con la nostro desiderio di crogiolarsi in una normalità media (e soprattutto con il fatto che ci sta bene così), con il nostro essere persone –medie, con la mediocrità che c’è in ognuno di noi, con il fatto che abbiamo abbandonato per la strada molti dei nostri sogni e desideri e spesso abbiamo rinunciato a lottare per loro. Questo periodo è come trovarsi davanti a Maat e Thot, divinità dell’Antico Egitto, e pesare la nostra anima. È fare i conti con la parte più profonda di noi che non ammettiamo che esista, la nascondiamo lì come polvere sotto il tappeto sperando che non venga mai fuori. E la birra del professore? Non è nient’altro che un post –it: non importa quanto la nostra vita sia piena, per le cose importanti ci deve essere sempre tempo. Ci sarà un momento, più in là con il tempo, almeno spero, in cui ricorderemo questo periodo e saremo orgogliosi di come abbiamo reagito durante l’emergenza e di come abbiamo, ognuno nel suo piccolo, aiutato l’Italia a rialzarci, ricordandoci che il nostro è un Paese meraviglioso, che tutti ci invidiano, e che dobbiamo avere caro. Nel frattempo, è arrivata la Primavera: vestiamo il nostro spirito con un bel Verde Speranza.

06/04/2020

Paola Doria

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