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Giornale on line registrato al Tribunale di Pavia n. 2/2016

HALLOWEEN: qualche curiosità...

Foto HALLOWEEN: qualche curiosità...

CULTURA

Anche se non fa parte della nostra tradizione Halloween, ormai, grazie a internet e ai bambini, è entrato nelle nostre case. Ormai svuotata di ogni significato, questa festa è dedicata ai più piccoli che amano travestirsi da mostriciattolo e fare festa insieme ai loro coetanei. Forse anche nei Paesi anglosassoni, dove è nata questa tradizione, l’aspetto commerciale sta abbandonando ogni significato profondo della ricorrenza per essere dato in pasto alle multinazionali della grande distribuzione come “macchina da soldi”. Ognissanti e Halloween due feste che riservano qualche sorpresa… In questo articolo ho raccolto qualche storia e ho cercato di informarmi su come le si festeggia….
OGNISSANTI
Ormai la Festa di Ognissanti è identificata, ancora per i pochi che la festeggiano, con il rito di visita nei cimiteri che in teoria andrebbe effettuato il giorno successivo, il 2 novembre. Non tutti sanno che la Festa di Ognissanti però ha origini antichissime. La festività iniziò con la sola commemorazione dei martiri, all’inizio del quarto secolo d.c. . Le prime tracce della celebrazione della festività sono state rinvenute ad Antiochia e si riferiscono alla domenica successiva alla Pentecoste. Questa usanza infatti viene anche ricordata in un’omelia di Giovanni Crisostomo nel 407 ed è preservata tutt’ora dalle chiese orientali. Ma già prima, nel 373 d.c., la festa era conosciuta anche da Efrem Siro e collocata nel calendario al 13 maggio. Questa data è stata la prima festa di commemorazione dei martiri per molto tempo e potrebbe essere un derivato della dedicatio Sanctae Mariae ad Martyres, l’anniversario del passaggio del Pantheon da luogo di culto pagano a chiesa dedicata a Maria e ai Martiri. La consacrazione risale al 13 maggio (il mese della Madonna) nel 610 da parte di papa Bonifacio IV. Allora da dove salta fuori la data del 1 novembre? Si dice sia stato papa Gregorio III nella prima metà del 700 a scegliere questo giorno come anniversario della consacrazione di una cappella a San Pietro e alle reliquie degli apostoli, dei santi, dei martiri e confessori e di “tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo”. Ai tempi di Carlo Magno la festa di Ognissanti era ampiamente diffusa e poi nel 800 diventata festa di precetto. La festività assunse solo più il là con il tempo un significato ancora più profondo: nel Quattrocento con papa Sisto IV della Rovere, bandendo la crociata per la liberazione di Otranto, divenne celebrazione solenne. La festa di Ognissanti si festeggiò largamente prima di diventare di precetto. In Inghilterra era diffusissima ancor prima di quando fu ufficializzata dal pontefice. L’antropologo James Frazer (autore del bellissimo “Il Ramo d’oro”) ipotizzò che la festa di Ognissanti, in calendario il 1 novembre, non fosse altro che la cristianizzazione di una festa celtica dedicata al nuovo anno. La festa celtica di tradizione voleva che in quel giorno i morti potessero ritornare ai loro luoghi abituali (di quando erano in vita) e per questo si dovevano celebrare feste in loro onore. Frazer sottolinea come le tribù celtiche vivessero il presente, il passato e il futuro come diversi tratti di uno stesso fiume e che il fatto di commemorare chi non era più non fosse legato a qualcosa di spaventoso. Confuta la tesi di Fraze lo storico Ronald Hutton: Frazer non aveva preso in considerazione il fatto che Ognissanti fosse già celebrato da parecchi secoli (300- 400 d.c.) prima a Roma il 13 maggio, in Irlanda il 20 aprile e in Inghilterra e Germania il 1 novembre. Non c’è prova secondo lo storico inglese che la festa celtica citata da Frazer fosse effettivamente legata ai defunti perché questa iniziò ad essere celebrata solo nel 998 d.c. .
HALLOWEEN
Il nome Halloween deriva dalla forma contratta di All Hallows’ Eve, dove Hallow è la parola arcaica inglese che significa Santo: la vigilia di tutti i Santi. Il nome ha una certa importanza, almeno se si pensa alla sua origine celtica. I Celti erano un popolo dedito alla pastorizia e i loro ritmi erano fortemente scanditi da quelli che imponeva l’allevamento di bestiame. Alla fine della stagione estiva, i pastori riportavano a valle le loro greggi, per prepararsi all’arrivo dell’inverno e all’inizio del nuovo anno. Per i Celti, infatti, l’anno nuovo non cominciava il primo gennaio come per noi oggi, bensì il primo novembre, quando terminava ufficialmente la stagione calda ed iniziava la stagione delle tenebre e del freddo, il tempo in cui ci si chiudeva in casa per molti mesi, riparandosi dal freddo, costruendo utensili e trascorrendo le serate a raccontare storie e leggende. Il passaggio dall’estate all’inverno e dal vecchio al nuovo anno veniva celebrato con lunghi festeggiamenti, lo Samhain che deriverebbe dal gaelico samhuinn e significa fine dell’estate. In quel periodo dell’anno i frutti dei campi erano assicurati, il bestiame era stato ben nutrito dell’aria fresca e dei pascoli dei monti e le scorte per l’inverno erano state preparate. La comunità, quindi, poteva riposarsi e ringraziare gli Dei per la loro generosità. Ciò avveniva tramite lo Samhain, che, inoltre, serviva ad esorcizzare l’arrivo dell’inverno e dei suoi pericoli, unendo e rafforzando la comunità grazie ad un rito di passaggio che propiziasse la benevolenza delle divinità. L’avvento del Cristianesimo non ha del tutto cancellato queste festività, ma in molti casi si è sovrapposto ad esse conferendo loro contenuti e significati diversi da quelli originari. La morte era il tema principale della festa, in sintonia con ciò che stava avvenendo in natura: durante la stagione invernale la vita sembra tacere, mentre in realtà si rinnova sottoterra, dove tradizionalmente, tra l’altro, riposano i morti. Da qui è comprensibile l’accostamento dello Samhain al culto dei morti. I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno, cioè il 31 ottobre, Samhain chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti, che vivevano in una landa di eterna giovinezza e felicità chiamata Tir nan Oge, e che le forze degli spiriti potessero unirsi al mondo dei viventi, provocando in questo modo il dissolvimento temporaneo delle leggi del tempo e dello spazio e facendo sì che l’aldilà si fondesse con il mondo dei vivi e permettendo agli spiriti erranti di vagare indisturbati sulla Terra. Samhain era, dunque, una celebrazione che univa la paura della morte e degli spiriti all’allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno. Durante la notte del 31 ottobre si tenevano dei raduni nei boschi e sulle colline per la cerimonia dell’accensione del Fuoco Sacro e venivano effettuati sacrifici animali. Vestiti con maschere grottesche, i Celti tornavano al villaggio, facendosi luce con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui interno erano poste le braci del Fuoco Sacro. Dopo questi riti i Celti festeggiavano per 3 giorni, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per spaventare gli spiriti. In Irlanda si diffuse l’usanza di accendere torce e fiaccole fuori dagli usci e di lasciare cibo e latte per le anime dei defunti che avrebbero reso visita ai propri familiari, affinché potessero rifocillarsi e decidessero di non fare scherzi ai viventi. Attraverso le conquiste romane, Cristiani e Celti vennero a contatto. L’evangelizzazione delle Isole Britanniche portò con sé un nuovo concetto della vita, molto distante da quello celtico e durante tale periodo la Chiesa tentò di sradicare i culti pagani, ma non sempre vi riuscì. Halloween non fu completamente cancellata, ma fu in qualche modo cristianizzata, tramite l’istituzione del giorno di Ognissanti il 1° Novembre e, in seguito, della commemorazione dei defunti il 2 Novembre.
LE USANZE PER OGNISSANTI IN ITALIA
In Valle d'Aosta la notte tra il 1 e il 2 novembre si usa vegliare davanti ai fuochi e si lasciano sulla tavola delle pietanze per i morti. Si crede infatti che, quella notte, i morti tornino a visitare la casa dei vivi. Per i valdostani non bisogna dimenticare questa abitudine, perché provocherebbe tra le anime un rumoroso tzarivàri (baccano). In Liguria il giorno dei morti si devono preparare i "bacilli" (fave secche) e i "balletti" (castagne bollite). Nel passato, la vigilia del 2 novembre, erano i bambini che giravano di casa in casa per ricevere il "Ben dei morti", fatto di fave, castagne e fichi secchi; poi dicevano le preghiere ed i nonni raccontavano loro leggende e storie paurose. In Lombardia in molte zone esiste ancora la tradizione di lasciare, la notte tra l'1 e il 2 novembre, un vaso pieno d'acqua nella cucina di casa, per dissetare i defunti venuti in visita. Nelle campagne intorno a Cremona, ci si alza molto presto, si rassettano subito i letti in modo che le anime dei cari defunti possano trovarvi riposo; poi si va in giro, di casa in casa, a raccogliere pane e farina per poi preparare dei dolci chiamati "ossa dei morti". In Toscana invece, nella provincia di Massa Carrara, ai bambini veniva regalata le sfilza, collana di castagne lesse e mele, che poi indossavano per la festa del "Bèn d'i morti", la ricorrenza del 2 novembre, che veniva così chiamata perché in questo giorno, gli eredi dei defunti, erano tenuti a donare cibo ai bisognosi, facendo così un'opera di bene in ricordo dei propri cari.

29/10/2019

Paola Doria

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