CHANGE 2 - LA 2 A AFM DEL CASALE: Change2 è risultato utile per capire meglio la società
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Anche in questa classe i ragazzi sono stati liberi di scrivere ciò che pensavano del progetto e degli argomenti trattati all’interno delle classi. Molti giovani hanno deciso di lasciare il loro messaggio anonimo oppure scrivendo semplicemente il nome di battesimo forse per una sorta di timidezza o di riservatezza nei confronti delle loro opinioni. Uno degli argomenti trattati nei laboratori è stata la visione e l’immagine della donna all’interno del mondo dei media di oggi che spesso sfruttano il corpo femminile per attirare maggiormente l’attenzione. “Riguardo alle pubblicità che contengono donne e slogan con doppi sensi – afferma Francesco Garcia - credo che il giudizio dipenda da come si vede la questione e ogni persona in merito ha una propria opinione. Non è neanche colpa dei media se spesso ci sono casi di stupri, questi non avvengono a causa delle pubblicità ma per colpa di tutte quelle persone incapaci di pensare per conto loro e che seguono la massa. Parlano solo i fatti e la gente in generale se ne frega dei tuoi sentimenti o opinioni”. “Grazie al progetto ho compreso che – afferma una voce anonima - bisogna rispettare le donne e dar loro la stessa importanza e ho capito che in pubblicità e sui media è fondamentale il messaggio che si vuole far passare e come lo si fa. Al giorno d’oggi ci sono troppe donne violentate e spero che questo fenomeno diminuisca”. Altri anonimi continuano il discorso rilevando che “le donne sono spesso trattate come oggetti e non come persone ed è ingiusto perché anche loro meritano rispetto e di poter inseguire i loro sogni” e che“tutto ciò che ci arriva dalla società deve essere visto in maniera responsabile e filtrata”. Per Chiara Guallini, Chiara Giuliani e Edoardo “questo progetto è stato utile ed educativo. Ho capito che dobbiamo avere tutti gli stessi diritti pur mantenendo le nostre diversità. Ci ha resi consapevoli di cose che prima forse non conoscevamo”. Anastasia Khudau, Leonardo Polato, Alessandro e Matteo Mantovan hanno potuto riflettere “su molte situazioni che sono frequenti e a cui noi forse non diamo la giusta importanza. Non solo il fenomeno della violenza ma anche il rapporto con i social media che ormai ci tartassano o le pubblicità che illustrano stereotipi a cui dobbiamo somigliare. Dobbiamo riflettere molto su quello che diciamo, vediamo o scriviamo”. Prevenire la violenza si può? Se lo chiede Riccardo Simeone che propone: “una soluzione per prevenire la violenza è stare vicino alle donne che si sentono in difficoltà. Le donne che corrono questo pericolo devono avere la forza di farsi aiutare denunciando e parlando con degli specialisti” mentre Crisu George è più critico e si riallaccia ad argomenti trattati nel progetto e sottolinea che “durante il primo incontro con le psicologhe abbiamo parlato di omicidi e stupri. Non sono d’accordo con loro perché credi che una donna non esca di casa con il pensiero di essere molestata”. Un altro argomento che è spesso stato trattato nelle ore laboratoriali riguardava alcuni programmi tv di varietà che spesso fanno leva sugli stereotipi calcando la mano sulle divisioni imposte dalla società. “Non trovo nulla di male in certi programmi tv - dice Matteo (che vuole rimanere semi anonimo) le persone vengono influenzate in ogni momento da cose, persone o situazioni. Sono i pensieri e le ideologie a fare una persona, ognuna ha un pensiero differente e nessuno lo potrà mai cambiare”. Di un parere molto simile è anche Fabio Gjonaj che afferma: “qualsiasi cosa che si vede viene mostrata spesso come negativa quando alla fine il doppio senso di molti spot ad esempio è una cosa che ci mettiamo in testa da soli. Se i ragazzi crescono male non è colpa di ciò che viene trasmesso in tv ma di come i genitori educano i loro figli” mentre Giorgio Gattolin commenta “la gente si lascia troppo influenzare attratta dall’immagine o dalla prima impressione e spesso non ci si sofferma a riflettere sul vero significato”. Infine si è parlato molto delle ripercussioni delle azioni nel mondo virtuale dei social nella società di oggi. Molti ragazzi faticano a comprendere che i social, pur essendo virtuali, sono reali: si postano immagini di noi stessi, della nostra vita, le nostre azioni e i nostri pensieri e questi sono sotto gli occhi di tutti, in bella mostra nel bene e nel male mai come prima d’ora. “Bisogna riflettere su ciò che si fa perché spesso il virtuale è reale – afferma Giovanni Vella - e crea delle situazioni che influiscono sulla vita delle persone, come gli insulti sui social ma se sto vedendo un film o una serie tv non credo che queste finzioni abbiano serie ripercussioni sul reale”. Di parere contrario è Matteo Mantovani che sottolinea “per me il virtuale non è reale perché non influisce sulla realtà” Infine un commento di una ragazza che ha voluto rimanere anonima che esorta i propri compagni ed amici dicendo: “abbi un cervello tuo senza seguire quello degli altri. Se i tuoi amici insultano un ragazzo su Instagram non seguire la massa perché quei messaggi potrebbero diventare l’incubo di quel ragazzo. Sii critico e fatti un’idea di cosa è bene o male”
11/05/2019
LA Redazione
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