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CHANGE 2 - La 2BE del Caramuel dice no agli stereotipi. Le donne non sono oggetti

Foto CHANGE 2 -  La 2BE del Caramuel dice no agli stereotipi. Le donne non sono oggetti

CHANGE 2

Quanti proverbi sono legati agli stereotipi! Questo è proprio l’argomento di cui vuole parlare la 2be dell’Istituto Caramuel e i detti che contengono pregiudizi sono ricorrenti tra i pensieri dei ragazzi. Uno su tutti? Il celebre “Donna al volante, pericolo costante”. “Quando sento questa frase- introduce la discussione Andrea Zampini- penso che non solo le donne fanno incidenti, anzi, sento al telegiornale che molti incidenti sono stati provocati da uomini. Aggiungo inoltre che una donna non deve essere trattata come una schiava o come un oggetto dei nostri desideri”. Continua Filippo Stangalini: “gli stereotipi sono pregiudizi che puntano a sminuire aspetti di altre persone senza averne il motivo. Lo stereotipo che riguarda l’incapacità delle donne di guidare: è considerato da tante persone come un fatto reale e concreto ma di fatto infondati dato che ci sono molte donne brave al volante come molti uomini incapaci di farlo”. Gabriele Taccani va un po’ controtendenza dicendo che gli stereotipi “esistono da sempre per tutti e due i generi ma credo che siano di più quelli della parte maschile, come quello che dice che gli uomini non riescono a fare più cose contemporaneamente. Questo non è assolutamente vero.” Francesco Marciani rimarca invece quelli legati alla figura femminile: “le donne – afferma - vengono considerate inferiori e gli stereotipi servono per sminuirle ulteriormente. Molti esempi ci arrivano dalle pubblicità e dai giornali che scrivono contro le donne anche quando non c’è motivo per aumentare i guadagni” Lorenzo Marchesin riflette sulla nascita di queste credenze: “siano state create in passato e attribuite alla figura femminile per sminuirne l’importanza, infatti nel passato venivano considerate inferiori rispetto agli uomini. Pregiudizi poi tramandatisi di generazione in generazione e ormai questi fanno parte della nostra cultura; ci sembrano la normalità ma sono idee che sarebbe meglio rimuovere”. Mattia Speranza aggiunge: “Sono diffusi per entrambi i sessi e provengono tutti dalla nostra testa creando pregiudizi senza neanche conoscere le cose o le persone. Dovremmo tutti capire che le persone non si giudicano dall’apparenza. Non si finisce mai di imparare e conoscere”. Mattia Lombardo incalza: “Sono pensieri che ci vengono tramandati fin da piccoli anche attraverso i modi di dire”. Andrea Marinoni invece aggiunge: “nascono dalla nostra immaginazione quando non conosciamo la verità e diciamo cose che non conosciamo” Federico D’Alessandro riflette sugli esiti del pensare attraverso l’uso di credenze infondate: “gli stereotipi sulle donne – afferma - riducono spesso la figura femminile dal livello di persona a un livello di animale domestico e poi oggetti che usi e poi butti. Sono parte di ogni cultura e possono essere un fattore limitante per i sogni delle persone. Gli stereotipi possono essere paragonati ad un comandante che da degli ordini e che tutti seguono ciecamente convinti di fare la cosa giusta” Luca Stangati ricorda il caso sono le tre atlete “cicciottelle” e commenta: ”nei giornali questi stereotipi sono utilizzati per attirare l’attenzione. Questo metodo per far leggere gli articoli è scorretto perché consolida gli stereotipi su accuse infondate”. Alessandro De Luca aggiunge: “non sono gli stereotipi ma le persone che per tradizione danno valore a certe affermazioni o persone e i giornali usano gli stereotipi o i doppi sensi per aumentare la loro popolarità” mentre Giulio Ferrari sottolinea: “mai giudicare una donna in base alle sue azioni”. Cedere agli stereotipi è facile ma questi non devono essere punti di riferimento fondamentali per il nostro pensiero, sottolinea Jacopo Avanzi:” spesso ci viene automatico pensare attraverso degli stereotipi – dice - ma questi non devono influire sull’opinione che noi abbiamo delle persone e non basarsi su di essi per relazionarci con gli altri”. Filippo Di Napoli commenta: “Un altro stereotipo: i mancini che venivano trattati in modo diverso da chi usava la destra” e Nicolò Polato continua: “chi lo ha detto che gli uomini a casa non sanno cucinare o che non svolgano le faccende domestiche? In casa mia cucina sempre mio papà e a volte anche le pulizie”

07/05/2019

La Redazione

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