HOUSTON, ABBIAMO UN PROBLEMA… DI CREATIVITA’
OPINIONI
Nell’umida giornata dell'altro ieri mi è capitato che mi è stato inviato il primo poster del prossimo film Disney che uscirà nelle sale ad agosto 2019, “Il Re Leone”. Se in un primo momento di entusiasmo la mia reazione è stata quella di vedere quel leoncino estremamente simile ad un peluche che avevo sempre vicino a me da piccola (e che conservo tutt’ora) dall’altra sto leoncino digitale mi ha fatto davvero tanta tristezza. Mi spiego meglio ho adorato “Il Re Leone” che ho visto per la prima volta da adulta ed appunto per questo mai cambierei il cartone animato con un film che narra sostanzialmente la stessa cosa in live action. Il problema non è la tecnica, di sicuro eccellente in casa Disney, ma il contenuto. Perché la Disney che è la fabbrica dei sogni dove si possono creare decine di migliaia di storie che hanno appassionato ed appassionano tutti i bambini si “riduce” a fare un semplice remake. Non uno ma molti, vediamo anche l’esempio di Mary Poppins o Dumbo, per citarne alcuni. Non credo che alla più grande casa di produzione manchino soldi e creativi. Credo che nella pancia di questo colosso decine e decine di storie commoventi ed appassionanti (come Toy Story ad esempio) aspettino di essere raccontate e di diventare importanti per la crescita di qualche bambino. Invece no, si investono soldi sul fare copie di qualcosa che in passato ha già avuto successo. Il film degli anni 90 non è assolutamente passato di moda, non è “La Corazzata Potemkin” di turno da essere ormai fuori dal tempo e dallo spazio in cui i nostri bambini e noi viviamo. Eppure ci vengono riproposte copie. Eppure si decide di andare sul sicuro. Un modo di condurre l’azienda che non avrebbe di certo fatto piacere al suo fondatore che aveva fatto del rischio una componente importante quando decise di aprire con il fratello l’azienda. Raccontare le stesse storie è come ascoltare esclusivamente una canzone di un album che va sul giradischi all’infinito. Vedere sempre le stesse cose non stimola il nostro pensiero, il nostro essere ad evolverci ma ci lascia nello status quo delle cose. E saremo sempre gli stessi, invece l’uomo per natura deve avere continui stimoli diversi per poter crescere. Da qualche parte avevo letto la questione dell’aragosta… questo crostaceo non nasce con il guscio già da “adulto” ma crescendo, come tutti noi, si ritrova in una situazione di stress e così decide, dal suo disagio e dalla voglia di avere un guscio nuovo, di rompere il vecchio guscio e di costruirsene uno più grande, fino a quando non cessa di esistere. Un po’ come noi coi vestiti… Ma l’aragosta ci fa capire che la crescita avviene nei momenti critici e nei momenti in cui io recepisco stimoli diversi e ho voglia di mettermi in gioco. Anche per le idee deve valere la stessa questione che per le aragoste. Senza nuovi stimoli e nuove cose a cui pensare il nostro cervello non si evolve, noi non ci miglioriamo come persone e ci accontentiamo dello stato in cui siamo adesso. Pensate di amare alla follia la torta al cioccolato (ne sono golosissima), la gustiamo a fondo e ci da sensazioni piacevoli se la mangiamo ogni tanto ma pensate se la dovessimo mangiare ogni giorno. Non apprezzeremmo più il suo gusto cioccolatoso e necessiteremmo alla lunga di mangiare qualcos’altro. Lo stesso vale per le idee. Capisco che il reboot de “Il Re Leone” è solo marketing, come quello di Dumbo e di Mary Poppins: fare leva sui sentimenti positivi dei genitori che sono cresciuti con quei film e agganciare anche i loro figli. Le idee possono essere strumento di marketing ma al loro interno ci deve pur essere una ricchezza dalla quale le persone, piccole o grandi, possono prendere spunto per riflettere. Ci può essere un business non meramente monetario, se lo possiamo pensare, lo si può realizzare. In conclusione di questo “polpettone” voglio dire a gran voce: i tempi sono sempre critici e tirare fuori idee nuove è sempre un azzardo ma le cose più importanti sono sempre nate da un enorme rischio (vedi lo sbarco sulla Luna). E prima o poi arriva il momento che non c’è altra cosa da fare se non rischiare.
28/11/2018
Paola Doria
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