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L’ipocrisia dei periodici femminili che non aiutano le donne

Foto L’ipocrisia dei periodici femminili che non aiutano le donne

OPINIONI

Spesso capita che il male si travesta in forme davvero suadenti e talmente occulte da non riuscire a riconoscerlo immediatamente. che ci roda ogni giorno un piccolo pezzetto della nostro io. facendoci pian piano. a nostra insaputa. allontanare da ciò che siamo. Questo pensiero sta un po’ alla base di una riflessione che voglio fare sul mondo dell’editoria femminile. Stamattina durante la mia rassegna stampa quotidiana mi sono imbattuta in un articolo (in questo caso trovato online) di un famoso femminile del più importante gruppo editoriale italiano che mi ha lasciata sconvolta. Ho sempre acquistato o seguito online questo periodico perché lo consideravo diverso rispetto agli altri più improntati al consumismo e alla frivolezza. In questo articolo “incriminato” si racconta di un libro che spiega i dodici principali motivi per cui le donne non riescono a fare carriera rispetto ai colleghi uomini. Tra le cause vi sono: ritrosia a rivendicare i successi. aspettare che gli altri premino il lavoro delle donne. non arruolare alleati fin dal primo giorno di lavoro. il desiderio di piacere e di mostrarsi perfette agli occhi degli altri. rimuginare sulle cose invece di agire. Alla lettura di questo articolo mi sono. non usiamo francesismi. arrabbiata parecchio. Ma gli autori e gli editori di questo libro dove vivono? Le donne non riescono a fare carriera non per il loro modo di porsi all’interno dell’azienda ma in quanto donne. nella maggior parte dei casi. La nostra società è ancora legata a ciclopici pregiudizi di genere secondo cui una donna non può essere pari o meglio dei colleghi maschi. Il suo ruolo deve essere di moglie e madre ed il lavoro. nella concezione generale. è un aspetto poco considerato come fondamentale per una donna. Dove sta scritto che una donna non possa volere una carriera? È suo diritto poter avere dei ruoli di responsabilità ma la nostra società non è ancora pronta ad accettare leader donne. Partendo da questo pessimo articolo mi sono domandata: perché un periodico femminile pubblica un contenuto simile? Invece di aiutare le donne a tirare fuori le loro risorse e dare consigli pratici per farsi valere sul posto di lavoro e fare rete tra loro. viene detto loro in faccia. in maniera spudorata. che non è la società che ragiona in modo sbagliato ma sono loro che hanno un atteggiamento poco adatto al fare azienda. Ma stiamo scherzando? I giornali dedicati alle donne oltre che contenere una dose di frivolezze. che è giusta e lecita poiché non si può vivere di solo “impegno”. dovrebbero dare degli aiuti e degli strumenti alle donne che vivono la realtà di ogni giorno. Dovrebbero essere i primi a supportare il girl power e dare risalto a figure femminili che possano essere d’esempio. L’approccio generale non è di auto ma di mero consumismo che danneggia di fatto la donna facendole credere che l’oggetto lussuoso è indice di persona vincente. creando senso di frustrazione ed insicurezza se non ci si può permettere (come quasi tutti i comuni mortali) di acquistarlo. Non ha senso mostrare esclusivamente. almeno questo a mio parere. creme antirughe da 500 euro al vasetto. gioielli costosissimi pieni di diamanti. vestiti che costano cifre da capogiro per nulla indossabili. È inutile che la solita rubrica viaggi mostri esclusivamente spa di super mega lusso o nell’angolo dello chef pietanze che solo Carlo Cracco riesce a replicare. Il lusso c’è. esiste ed è perfetto se uno se lo può permettere. È giusto anche sognare un po’ ad occhi aperti ma bisogna anche mantenere un contatto con la donna che. al di là del sogno. cerca spunti per uno shopping accessibile alle sue tasche e di abiti comodi oltre che belli (per sopportare la vita frenetica di ogni giorno). Di creme che non necessitano la vendita di un rene ma che possono essere comunque efficaci e di borse esteticamente “ok” senza andare a comprarle nelle salatissime boutique griffate. Bisognerebbe mostrare idee di viaggi. anche costosi per carità. ma che possano lasciare qualcosa a livello umano da ricordare con gioia nel tempo come unici e irripetibili. Un conto è raccomandare le mete più “in” dello shopping parigino della serie “se non compri là non sei nessuno”. un conto è mostrare la Parigi dei parigini. gli angoli caratteristici. i musei meno turistici ma che possono dare forti emozioni. Meno apparenza e più sostanza. Questo vale anche per le interviste. Vedo spesso attrici o modelle che raccontano la loro carriera (a volte brevissima e legata al successo di un film o una serie tv) ma mai donne “con gli attributi” nel ramo della ricerca scientifica. del sociale. della medicina. dell’arte o del management. Recentemente ho partecipato ad un corso di formazione sulla violenza di genere e ho potuto ascoltare delle donne più che in gamba che ogni giorno. con mia grande ammirazione. aiutano donne in difficoltà senza guardare ad orari o a weekend. Sono queste le donne da prendere ad esempio e da far conoscere al pubblico delle riviste femminili. Ogni anno la macchia della violenza femminile si allarga sempre di più. arrivando a casi inimmaginabili e la consapevolezza dell’essere donna. dei propri diritti e delle meravigliose risorse di ognuna di noi dovrebbero essere messaggi fondamentali soprattutto in una editoria dedicata alle donne. perché alcuni messaggi positivi o fuorvianti (a seconda dei casi) passano anche da lì. Invece questo non avviene: ogni giorno vi è la presenza delle problematiche sopra elencate e a rincarar la dose molte pubblicità che riducono la donna a mero oggetto sessuale. Poi tutti solidali nel combattere la violenza di genere nella giornata ad essa dedicata (il 25 novembre). Questa è ipocrisia!

22/11/2018

Paola Doria

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