Giancarlo Marchesi e la sua passione per i bonsai
INTERVISTE
Gli alberi sono il più grande successo della natura. Camminando per la campagna o per i boschi spesso si vedono alberi dalle forme particolari oppure piante che sono riuscite a sopravvivere in condizioni estreme. La natura è meravigliosa ma il capolavoro lo si raggiunge quando la bellezza di Madre Natura si fonde con l'ingegno e la sensibilità dell'uomo. Da questo connubio tra uomo e albero nascono i bonsai. opere d’arte in miniatura che l'uomo cura e fa crescere modellandole a suo piacimento. L'arte del bonsai è un voler imbrigliare la natura nel piccolo. nelle dimensioni “a portata di casa” e per realizzare una sola pianta passano anni prima di vedere i primi risultati. Il bonsai nelle sue piccole dimensioni ci ricorda che l'uomo non deve mai abbandonare il rapporto con la natura e che deve avere cura dell'ambiente. Ma non solo. Queste piccole pianticelle ci rammentano che le cose importanti della nostra vita vanno curate con amore e pazienza perché solo con queste due componenti si otterranno risultati sperati. A Vigevano ci sono alcuni appassionati di questa nobile arte tra cui Giancarlo Marchesi. Entrare nel giardino di Giancarlo è come fare due passi in un piccolo fazzoletto di paradiso tinto di verde. C'è un laghetto con i pesci rossi. il prato. molte piante. anche da frutto. e soprattutto una serra dove sono conservati tutti i suoi bonsai. L'orto botanico di casa Marchesi vanta più di 150 piante ma Giancarlo vi dirà che solo poche sono degne di essere esposte e chiamate bonsai. Da profana. perché chi mi conosce bene sa che non ho il pollice verde. ho fatto qualche domanda a Giancarlo e ho scoperto un mondo meraviglioso attraverso i suoi occhi fatto di ricerca e di sacrifici. di pazienza. di amore e di studio. Perché non ci si improvvisa creatori di bonsai… Come è nata la passione per i bonsai? Risale ormai a circa venticinque anni fa. Sono sempre stato un amante delle piante e dei fiori e sono fortunato ad essere cresciuto in un Paese come l'Italia che abbonda di vegetazione con giardini e spettacoli naturali che ci invidia il mondo intero. Casualmente tanti anni fa mia moglie. non sapendo cosa regalarmi per Natale. mi prese un kit di attrezzi per la cura dei bonsai così ho iniziato ad avvicinarmi a questo mondo e a fare i primi esperimenti con le piantine che raccoglievo nelle mie passeggiate per i boschi. Con il tempo ho capito che non è la quantità di piantine che fa dei buoni bonsai ma è la selezione sul posto. la qualità della pianta. le sue condizioni e la pazienza. compresi i tempi giusti sia per la selezione della pianta che per la raccolta. più gli anni di crescita e di sviluppo della pianta. Dopo tutte queste fasi si porta la pianta a un momento di maturazione in cui si può definire bonsai. Ma deve avere determinate caratteristiche: non tutte le piante piccole sono bonsai. Ci sono delle regole ferree da dover rispettare e nei concorsi ci sono dei parametri specifici per definire un bonsai e per definire se è un bel bonsai o meno. Ora raccogliere nei boschi delle piantine per poterle fare diventare potenzialmente dei bonsai è diventato più complicato per tutta una serie di norme che sono in vigore. Però ci tengo a precisare che le piantine che raccolgono i bonsaisti nella quasi totalità dei casi sono piantine che devono essere salvate perché altrimenti non riuscirebbero a sopravvivere. Vivono in condizioni estreme o devono magari essere estirpate perché la loro posizione è di intralcio all’uomo. o comunque non avrebbero una crescita “normale” perché vicine a piante più grosse e quindi senza possibilità di sviluppo. Al bonsaista non interessano le dimensioni della pianta quando la raccoglie bensì le sue caratteristiche. È il movimento della pianta che fa tutto. Il bonsaista mette sempre in evidenza i pregi della pianta. Quanti pezzi ha nel suo giardino? Nella mia collezione. se così la vogliamo chiamare. ho un centinaio di piante ma solo cinque o sei le definisco bonsai. Se dovessi confrontarmi con persone del settore preferisco mostrare pochi risultati ma buoni piuttosto che fare figuracce vantandomi di avere moltissime piante bonsai che in realtà non lo sono. Io sono un appassionato. mi piace raccogliere delle piantine e fare degli esperimenti… Ci vogliono tanti anni per ottenere i primi risultati ed io sono una persona molto autocritica … L'altezza del vaso per esempio deve avere circa l'altezza del tronco della pianta. non deve mai sbordare troppo dal vaso e soprattutto deve avere un andamento verticale con dei rami alla base e una chioma. I primi rami devono essere più grossi e poi più sottili man mano che la pianta va verso l'alto. Bisogna dare profondità alla pianta che deve sempre guardare l'osservatore: il “davanti” della pianta deve essere sempre rivolto agli occhi di chi guarda. I rami non andranno mai nelle curve interne ma sempre verso l'esterno e ci deve essere una fronda che dia la profondità spaziale. Poi bisogna modellare la pianta con il filo per ritorcere i rami: è un po' come se una donna andasse dal parrucchiere a mettere i bigodini per essere più bella. Quando la pianta si stabilizza si toglie il ferro facendo bene attenzione che non rimangano segni. La corteccia non deve essere mai segnata dal filo perché è un segno antiestetico e soprattutto la tendenza a segnarsi dipende dalla tipologia della pianta. Un larice. per esempio. che ha la corteccia a scaglie si segnerà meno di altri tipi di piante dal tronco più liscio. come l’acero. Cosa la affascina di più dei bonsai? Visivamente ci deve essere sempre un particolare che deve rimanere impresso nella memoria e che dia personalità alla pianta. Che sia un ramo. una forma. la vecchiaia della pianta… Poi ci sono delle preferenze personali tra le specie da coltivare. Amo di più le piante raccolte in natura rispetto a quelle che provengono da coltivazioni. Nella mia opera di raccolta sono molto attento a rispettare le regole e a prendere le piantine solo dove posso prenderle. Mi piacciono in particolar modo i larici. Qui ne ho uno solo e sono molto affezionato a lui perché è riuscito. a mio parere. davvero bene. Non siamo nel clima più adatto al larice perché questa pianta predilige aria secca e asciutta vivendo sopra i mille metri. Il larice inoltre è l'unica conifera spogliante e ha un fascino particolare dovuto alla sua mutevolezza nel cambio delle stagioni. In primavera. quando germoglia. ha delle palline verdi piccolissime poi in autunno gli aghi diventano color oro e poi in inverno cadono ed è stupendo. Il fascino di queste piante è anche quello di poterle vedere da spoglie e ammirare la struttura della pianta. Si può apprezzare solo in inverno il disegno della pianta perché spesso le foglie e i fiori confondono le idee. La pianta non è bella solo perché ha foglie e fiori ma anche per la struttura tipica del tronco e dei rami. Quando vado in montagna a passeggiare mi soffermo sempre a guardare dei faggi e mi sorprendo ogni volta perché guardando la natura mi chiedo come fanno certi alberi a sopravvivere e ad assumere quella tipologia di forma. Puoi notare il movimento della pianta e vedere le radici che si aggrappano alla parte terrena della montagna tra le rocce. la fatica che fa la pianta per sopravvivere e per cercare nutrimento… Quali sono i bonsai che riescono meglio e quanto tempo necessita un bonsai per crescere e per essere definito tale? Tra le specie preferite in primis metto il larice poi i tassi perché si prestano a tanti tipi di tecniche. Amo molto anche i pini silvestri che sono la nostra risposta ai pini giapponesi che si chiamano pentafilla che sono molto pregiati. Come caducifoglie invece amo molto i faggi e i carpini. Esistono bonsai. soprattutto in Oriente. che vengono passati di generazione in generazione e hanno centinaia di anni. Sono un vero e proprio tesoro di famiglia e hanno un valore inestimabile. I bonsai per essere definiti tali devono essere lavorati almeno per quattro o cinque anni per vedere i primi risultati. Poi molto dipende dal materiale che si ha a disposizione. dal tipo di pianta e dalle cure. Ci vogliono un paio d'anni per dargli la prima forma e poi bisogna aspettare che la pianta cresca. che si sviluppi e che si modifichi in base all'andamento che l'uomo vuole darle seguendo o un'inclinazione che esiste in natura o in molti casi cercando di dare una forma completamente diversa alla pianta. Una pianta già a dieci anni può essere definita un buon bonsai. Di solito dalla raccolta della piantina alla sua completa maturazione il bonsaista è solito scattare delle foto per confrontare l'andamento della pianta. per vedere il suo sviluppo. Partecipa a mostre. concorsi ed esposizioni? Di solito no però vado come visitatore a vedere il lavoro di grandi bonsaisti. Mi piace vedere le piante. capire come possono essere state trasformate e apprezzare il lavoro degli altri. Guardando c'è sempre da imparare. Per quanto riguarda le esposizioni io sono molto umile e ritengo di avere dei pezzi a cui sono molto affezionato ma con i quali onestamente non possono partecipare a esposizioni importanti. Per quanto riguarda i concorsi sono molto critico a riguardo. Secondo me in questo genere di cose non dovrebbero esistere concorsi a premi ma semplicemente delle esposizioni che possono essere un luogo di ritrovo di appassionati per confrontarsi e per parlare della passione comune. Un tempo era un'arte poco conosciuta invece oggi ci sono dei bonsaista davvero capaci che realizzano delle opere stupende e vedo che la qualità aumenta notevolmente di anno in anno. Leggo riviste di settore da quando sono uscite e poi cerco di tenermi aggiornato sulle nuove tecniche ma soprattutto di studiare attraverso i manuali di maestri in questa arte. Spesso mi capita di andare a visitare la Crespi Cup a Parabiago. In quella sede esiste anche un museo e lì vedi delle piante meravigliose che hanno anche cento o più anni di vita in vasi cinesi di pregio. Ho visto vendere un bonsai per 40 mila euro. Il bonsai ora ha anche un mercato ma nasce come un’antica arte di Cina e Giappone e la tradizione vuole che si tramandi di generazione in generazione come un tesoro di famiglia. È un tramandare qualcosa a cui eri legato. una parte di te. una pianta che è cresciuta con e grazie a te… Ed è un orgoglio poter dire: questo era il bonsai di mio padre o di mio nonno… Come espositore partecipo solo all'esposizione presso il municipio di Vigevano ad ottobre che si svolge insieme alla mostra micologica. Faccio parte di un club. un gruppo di appassionati come me della zona. Amatori Bonsai Ticino. ma non siamo un'associazione. e ogni anno veniamo ospitati dai membri del gruppo micologico per esporre i nostri lavori. Che consigli darebbe a chi si avvicina per la prima volta all'arte dei bonsai? Visto le mie esperienze pregresse consiglio di non coltivare piante in un numero sproporzionato al tempo e allo spazio che uno ha da dedicarci. Selezionare le specie che pensi ti possano dare maggiore soddisfazione e dare il tempo necessario alla pianta. non pensando che nel giro di un anno diventi un bonsai. perché non si possono che avere delusioni e poi ci si scoraggia. Meglio avere una selezione concentrata ma curata. Studiare sempre e frequentare corsi per imparare quest’arte. Non bisogna avere invidia del lavoro dagli altri. essere umili e cercare di apprendere sempre girando per mostre e vedendo video in internet o osservando il lavoro di persone con più esperienza di te. Uno dei bonsaisti che apprezzo di più si chiama Massimo Bandera: ha vinto un premio importante in Giappone e scrive su riviste giapponesi. Questa persona ha scritto un’enciclopedia di tredici volumi sull'arte del bonsai che spesso consulto per curare le mie piante ed è uno dei massimi esperti del settore. Bisogna. infine. rispettare la piantina che si ha davanti. non bastano i soldi. ci vogliono tanta pazienza e amore. Qual è il significato di fare bonsai oggi? Chi fa bonsai vuole riscoprire dei valori reali. Ci sono tanti giovani che vanno negli alpeggi o cercano un contatto con la natura perché c'è una corsa frenetica continua e quotidiana ma a che cosa? Non si è più contenti di nulla. Il mondo va sempre più veloce e non si ha nemmeno il tempo di fermarsi ed apprezzare le bellezze che si hanno intorno e di goderne che c'è sempre qualcos’altro che attira la nostra attenzione. Qui c'è una corsa sfrenata a costruire. alla tecnologia ma ci si dimentica della natura. delle bellezze artistiche e spesso si deturpa il paesaggio. Il bonsai deve ricordarci il contatto con la natura e il rispetto che dobbiamo avere per l'ambiente. Per esempio: la nostra piazza di Vigevano è bella da togliere il fiato; ce ne dimentichiamo molto spesso e molte volte non viene curata come dovrebbe. Ci sono degli spazi bellissimi nelle nostre città e campagne e sono abbandonati a loro stessi. non c'è più cura delle cose che ci hanno tramandato e del passato. Una persona che è attaccata al suo passato. riscopre il contatto con la natura e ha dentro di sè dei valori. quindi avrà in futuro cura di quello che lo circonda e difenderà quei valori e quelle cose. Oggi purtroppo c'è carenza di valori e di attenzione per il bello.
30/09/2018
Paola Doria
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