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CHANGE 2 - LA 1 A SCIENZE UMANE DEL CAIROLI CONTRO LE PUBBLICITA’ DISCRIMINANTI

Foto CHANGE 2 - LA 1 A SCIENZE UMANE DEL CAIROLI CONTRO LE PUBBLICITA’ DISCRIMINANTI

CHANGE 2

Il tema scelto da questa classe è la figura della donna all’interno delle pubblicità in circolazione in questo periodo. Una visione, quella della donna, che spesso è legata a molte dicerie e stereotipi che, come afferma per prima Silvia Forti, “sono il frutto di quello che era il pensiero delle civiltà antiche che poi si è trascinato, evolvendosi un po’, durante tutta la storia sino ad oggi. Con il passare del tempo la donna ha incominciato ad avere gli stessi diritti dell’uomo ma è rimasto comunque il pensiero che la donna sia più debole e meno adatta a certe cose rispetto all’uomo. Nelle pubblicità ad esempio questa cosa è molto evidente, il genere femminile viene utilizzato come un oggetto, senza considerare che può essere sgradevole agli occhi di chi guarda” Giulia Bonafini, invece, aggiunge qualcosa sulla loro condizione di giovani: “noi adolescenti veniamo bombardati di continuo da immagini e stereotipi che ci fanno vivere in un mondo fatto di apparenze, che non ci permette di crearci una nostra personalità. Ne troviamo esempio in molte pubblicità che utilizzano la figura femminile in modo inadeguato con immagini di donne seminude che sminuiscono e danno un’idea sbagliata della donna”. La riflessione di Tommaso Rovesti va su come viene mostrata l’immagine di una persona attraverso gli spot. Infatti conferma: “i modelli nelle pubblicità spesso sono nudi oppure belli, forti e con un fisico palestrato. Nelle pubblicità vengono raffigurate anche ragazze che mettono in risalto parti intime e seno, oppure cartelloni con frasi un po’ volgari solo per sponsorizzare un prodotto. Secondo me non si dovrebbe esporre nelle pubblicità il corpo seminudo né di uomini né di donne”. È d’accordo anche Chiara Oldani, che aggiunge: “le pubblicità, poste tra un programma tv e l’altro sono molto viste e spesso non si ha voglia di cambiare canale così ci guardiamo minuti e minuti di pubblicità al giorno. A volte queste sono diseducative e non dovrebbero nemmeno essere trasmesse visto i bambini che spesso le vedono. Queste fanno sembrare la donna un oggetto e che, peggio, il corpo di una donna può essere usato per scopi non giusti. Non avrebbero dovuto nemmeno creare certe pubblicità”. Per Lucrezia Galdolfi le pubblicità “sono dei mezzi che inducono le persone a comprare determinate cose e proprio perché devono sponsorizzare un prodotto devono creare pubblicità che attirino più persone possibile. In certe pubblicità le donne sono mostrate nude in modo da essere una provocazione, le donne vengono ancora viste come degli oggetti quando devono avere invece gli stessi diritti degli uomini” e Beatrice Bulgari continua affermando che “ultimamente si è perso di vista questo concetto perché mostrano scene provocatorie e i soggetti sono donne. Si vedono ogni giorno pubblicità azzardate per il concetto del prodotto e del suo utilizzo. La donna rispetto all’uomo nelle pubblicità viene maggiormente esposta”. La figura femminile è al centro delle riflessioni anche di Valeria Guarna: “i testimonial dovrebbero suscitare negli spettatori interesse ed offrire un modello di comportamento, soprattutto di volontà perché viviamo in un mondo dove i manifesti e gli spot non vengono fatte in modo intelligente, dove la donna è troppo esposta e sfruttata”,Viula Farid: “molte pubblicità di prodotti di bellezza utilizzano modelle che a volte mostrano il proprio corpo o le parti intime per poter dare visibilità al prodotto” mentre Christian Carvalho sottolinea lo scopo della pubblicità ovvero che “ punta alla persuasione, convincere persone per vendere un prodotto”. “Le pubblicità mostrate durante il laboratorio spesso si potevano vedere anche a casa. - continua Arianna Mortarino - La donna viene utilizzata per fare in modo che il prodotto possa essere venduto. La donna è mostrata come un oggetto che può essere utile solo in ambito sessuale. Il tutto è rafforzato dagli stereotipi che si sono formati nel tempo e che sono sempre fissi nella mente delle persone. Sembrano banali ma questo tipo di pubblicità è ancora presente, bisogna smettere di utilizzarli per cambiare le cose”. Alaimo Camilla invece ammette di aver capito “h quanto le donne siano sottovalutate. Ho conosciuto molte persone che in casa vedevano la loro mamma che era messa su un piano inferiore rispetto al padre e questo mi faceva pensare. Ho notato tutti questi particolari anche nelle pubblicità e nei giornali e questo mi ha fatto capire che le donne non sono sempre rispettate. Mi stupisce il fatto che molte persone non lo notino infatti volevo ringraziare le ragazze che ci hanno presentato il progetto perché mi ha fatto capire molte cose”. Per Erika Olivari le pubblicità in tv sono troppe e quelle che sono state mostrate nel laboratorio “sono scandalose con immagini troppo forti fatte solo per vendere come ad esempio le pubblicità di profumi che mostrano le parti intime femminili non hanno senso perché non si compra in questo modo”. Giorgia Venuti aggiunge che sono “troppi gli stereotipi nelle pubblicità. Ad esempio un testimonial uomo viene sempre mostrato come forte e bello e posto al di sopra della donna che è succube e inferiore” mentre Alessandra Pistis conferma “purtroppo viviamo in un mondo dove sotto alcuni punti di vista non c’è intelligenza. È il caso delle pubblicità che spesso mostrano un lato sbagliato. Attribuiscono alla donna un ruolo ingiusto, in questo modo portano avanti gli stereotipi. Il nostro sistema sotto molti aspetti è molto avanzato ma per certi versi arretrato con menti estremamente chiuse mentre basterebbe poco per cambiare e sarebbe il caso di incominciare a cambiare”. In controtendenza invece Giulia Cotta che crede che le cose siano cambiate rispetto al passato. “Nella società antica – afferma - la donna non valeva quanto un uomo e svolgeva lavori umili e non poteva uscire di casa. Credo che la società contemporanea sia cambiata e nelle pubblicità la donna non venga usata come un oggetto ma come persona. Le pubblicità mettono in risalto il prodotto non la figura femminile”. Ma, le pubblicità, come dice Alessandra Cigallino ormai “sono un punto fisso della tecnologia, del commercio e della società di oggi. Grazie a queste veniamo a conoscenza di nuovi prodotti e di ciò che succede nella società. Spesso però sono oggetto di discussione dove la figura femminile e maschile viene utilizzata per attrarre l’attenzione su dei prodotti e spesso si presentano privi di indumenti” e “in certe pubblicità – sostiene Elisa Loffredo- c’è molta differenza tra il ruolo della donna e quello dell’uomo. Le prime sono seminude con le telecamere puntate sul loro corpo mentre gli uomini sono presentati anche in altre situazioni. Non è giusto che le donne vengano usate come oggetti per una semplice pubblicità e con questo progetto ho capito che bisogna fare qualcosa per risolvere questo problema”

08/05/2019

La Redazione

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