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Giornale on line registrato al Tribunale di Pavia n. 2/2016

REQUIEM FOR A FASHION DREAM

Foto REQUIEM FOR A FASHION DREAM

OPINIONI

I cavalli rigorosamente neri erano bardati con pennacchi. Avanzavano lentamente tra la folla e i flash dei fotografi mentre un basso intonava il Requiem ed il sacerdote accompagnava la salma nell’ultimo suo viaggio. I partecipanti alla cerimonia mestamente bardati con pellicce. borse griffate e maxi occhiali d’ordinanza ripetevano quanto era bello un tempo. un passato non molto remoto in cui la faceva da padrone la gioia. la creatività ed il colore. La Moda con la m maiuscola è morta e noi siamo figli di padri ammalati di guadagno. S’attende invano l’arrivo della bianca musa. piangiamo e sussurriamo di nascosto i bei nomi di quel tempo che fu. ora uccisi dal pallido demone del vil denaro. Con la fine della Fashion Week milanese arriva anche la brutta notizia della vendita del marchio con la testa di medusa che tanto fece l’orgoglio dell’Italia ad un’anonima azienda (perché di azienda si tratta. solo rivendita e zero creatività) americana. Solo pochi mesi fa in un’intervista la direttrice creativa di uno degli ultimi baluardi del Made in Italy ricordava con amore gli esordi accanto al fratello. i momenti difficili e il risalire del noto brand. Ho stimato quella donna. un esempio di umanità ed estrema professionalità ma ora. con questa notizia. rimango delusa. All’apprendere la notizia ho subito pensato a cosa avrebbe detto il Pippo Baudo del “Drive In”…. “Questo non me lo dovevi fare!”. con le mani sui fianchi e tutto dondolante con il suo parrucchino posticcio. Dopo lo shock la riflessione è stata: a questo punto nessuno si salva dal diktat del “money first – prima i soldi”. Resiste solo il Re. dalle giacche perfettamente cucite. dalle linee fluide e dagli abiti fluttuanti. Il Re rimane la Ribellione che grazie alla Forza resiste coraggiosamente al Lato Oscuro del mero guadagno. Ci si è dimenticati che la moda è soprattutto un’arte. una forma di espressione della creatività di un individuo. La si è fatta scivolare. come una lurida puttana. nei bassifondi del consumismo e dell’apparire a tutti i costi. Ogni deficiente coi soldi può vestire firmato. oggi ma questi non avrà mai un quid in più rispetto agli altri che lo fa spiccare dalla folla. Se vado a comprare un abito di una maison mi aspetto un indumento unico nel suo genere. con materiali pregiati. una coccola al tatto (meno per il portafogli). capace di farmi sentire una principessa. Invece spesso ci troviamo davanti ad un “qualcosa” di media qualità con un logo enorme stampigliato sopra e visibile pure da Marte. Non c’è più il desiderio di scelta ma solo di ostentazione di uno status. “Io ho i soldi per prendermelo e tu no” ma spesso queste nuove fashion blogger. barbie respiranti (pardon Barbie. tu fai pure la veterinaria e l’astronauta…). non hanno gusto personale ed indossano solo perché guadagnano sopra questa sponsorizzazione. Venderebbero anche letame in molti casi (non voglio generalizzare) purchè possano trarne un vantaggio personale. La Moda con la m maiuscola si è svuotata di significati: non è più la poesia dei tramonti estivi ma un’insegna al neon che violenta il nostro occhio nella notte del deserto (del gusto e del significato) del Nevada. Siamo arrivati agli atteggiamenti infantili del “Io ho Pinco Pallo e tu no e quindi tu sei un poveraccio”. come i bambini delle elementari. Le maison storiche sono tramortite dalle leggi del mercato attuale (che parola brutta abbinata alla moda): mentre prima erano in pochi re ora il panorama si affolla di tanti principi. conti. marchesi e persino di borghesi che dal basso si sono creati da sé. Se prima eravamo in nove a ballare l’hully gully ora siamo in mille a ballare l’hully gully. E se prima la torta me la pappavo tutta io ora devo affilare le mie unghie per combattere per una briciola che mi permette di sopravvivere. Dietro le tinte pastello e il leggiadro tulle. si nasconde una giungla oscura e misteriosa colma di bestie feroci pronte a sbranarsi. Welcome to the jungle! Ormai il mondo è tutto una giungla quindi bisogna adattarsi. Ma se le griffe storiche sono diventate così inconsistenti la speranza viene dai giovani e dai brand meno noti alla “massa” che apportano idee originali e creatività. Lo vedo ogni giorno su Instagram con aziende di calzature. abbigliamento. accessori che portano felicità e significato ad un mondo che lo stava perdendo. La Moda ha perso sé stessa nel labirinto della propria mente e come una pazza a volte ha momenti di lucidità. a volte di pura follia. Ma se la Moda è diventata biecamente solo mercato dobbiamo trovare rifugio nello stile. Lo stile è personale. non è quello che dettano i grandi marchi ma è quello che io scelgo di indossare e di rendere mio. Aiutiamo le piccole e medie imprese e i creativi meno noti a continuare il loro percorso di ricerca e di stile. Lo stile sarà il nostro Clark Kent che ci libererà dal Lex Luthor del “fashion ad ogni costo”.

25/09/2018

Paola Doria

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